Asilo Suore Sacramentine

di Bergamo - della Santa Gertrude Comensoli

Per molti anni fu attivo a Malcontenta l'asilo retto dalle Suore Sacramentine di Bergamo. Istituto religioso fondato dalla Santa Geltrude Comensoli 

La storia di Madre Gertrude Comensoli

la Fondatrice delle Suore Sacramentine di Bergamo

LA VITA
Geltrude nacque a Bienno in Val Camonica (Brescia) il 18 gennaio 1847. Lo stesso giorno della nascita i genitori la portano al fonte battesimale della chiesa parrocchiale e le diedero il nome di Caterina.
Nell'infanzia, Caterina conobbe le gioie dell'innocenza e la spensieratezza dell'età. Il Signore, però, le fece sentire il desiderio di unirsi a Lui intimamente. La piccola era sovente trasportata da un forte bisogno di raccogliersi nella preghiera e nella meditazione. A chi le chiedeva che cosa facesse, rispondeva: "Penso".

Da piccola, non resistendo più al pressante invito di Gesù, una mattina molto presto, avvolta nell'ampio scialle nero della mamma, andò nella vicina chiesa di Santa Maria e ricevette furtivamente la Prima Comunione. Caterina pregustò attimi di Cielo e giurò eterno amore con Gesù.
Giovinetta si fece apostola dell'Eucaristia: voleva portare Gesù Sacramentato su un'alta montagna, perché tutti lo potessero vedere e adorare.

Il suo motto: "Gesù amarti e farti amare" diventa il programma della sua vita. Attratta ad una vita più perfetta, nel 1862 lasciò la famiglia ed entrò nell'Istituto delle Figlie di Carità, fondato da S. Bartolomea Capitanio, a Lovere (Brescia).
La Postulante si ammalò e venne dimessa dall'Istituto. Dopo la guarigione, a causa delle mutate condizioni finanziarie della famiglia, lasciò il paese e entrò, in qualità di domestica, dapprima nella casa del Prevosto di Chiari, Don G. B. Rota, il quale, qualche anno dopo, venne elevato alla sede episcopale di Lodi, e poi, nella casa paterna della Contessa Fè-Vitali.

IL SUO VOTO DI VIRGINITA'

Nella Festa del Corpus Domini 1878, con il permesso del suo confessore, rese perpetuo il suo voto di verginità, emesso la mattina della Comunione furtiva.
Senza trascurare i suoi doveri di domestica, Caterina si fece educatrice dei bambini di San Gervasio (Bergamo) e li guidò sulla via dell'onestà e delle virtù cristiane e sociali. Con la preghiera assidua, la mortificazione, un'intensa vita interiore e l'esercizio delle opere di misericordia, Caterina si preparò ad accogliere la volontà del Signore.
Scioltasi dai legami familiari in seguito alla morte dei genitori, la giovane cercò il modo di concretizzare il suo ideale eucaristico aprendo il suo cuore a Mons. Speranza, allora Vescovo di Bergamo, il quale si trova a Bienno, ospite dei conti Fé-Vitali.

Sorretta dal nuovo Vescovo di Bergamo, Mons. Guindani, e dal suo "Padre e Superiore", Don F. Spinelli, il 15 dicembre 1882, Caterina, insieme a due altre compagne, diede origine alla Congregazione delle Suore Sacramentine di Bergamo, con la prima ora di adorazione al Santissimo Sacramento.

Il 15 dicembre 1884, vestì l'abito religioso e prese il nome di Suor Geltrude del Santissimo Sacramento.

Dopo una bufera delle avversità, che mise a dura prova la tenera pianticella fu costretta a rifugiarsi a Lodi. Il Vescovo di Lodi, Mons. Rota, accolse paternamente quelle figlie, raccomandategli dal Vescovo di Bergamo e, con gesto magnanimo, procurò loro in Lavagna di Comazzo una casa che diventa provvisoriamente la Casa Madre dell'Istituto. L'opera di Dio fu finalmente compiuta!

La Fondatrice dette ormai tutte le garanzie di continuità per l'adorazione pubblica perpetua a Gesù Sacramentato. Trasfuse nelle Suore il suo prezioso patrimonio spirituale, che fu spirito di preghiera, di sacrificio, di mortificazione, di obbedienza, di umiltà, di carità, soprattutto verso i poveri.

LA MORTE E IL CULTO

Morì il 18 febbraio 1903, la notizia in breve tempo si sparse a quanti la conoscevano, specie la gente umile e povera da lei prediletta, unanimemente la dichiararono santa. Il 9 agosto 1926 la salma venerata fu trasportata dal cimitero di Bergamo alla Casa Madre dell'Istituto da lei fondato, dove tuttora giace in apposita cappella, attigua alla chiesa dell'Adorazione. La Chiesa, esaudendo il desiderio di moltissime persone, il 18 febbraio 1928 aprì il processo diocesano sulla santità della vita di Madre Geltrude, sulle sue virtù e sui miracoli, e si concluse nel 1939.

LA CANONIZZAZIONE

Nello stesso anno, sotto il Pontificato di Pio XII, si apre il Processo Apostolico.

Il 26 aprile 1961, alla presenza del Santo Padre Giovanni XXIII, ha luogo la Congregazione generale, dopo la quale è data lettura del decreto sulla eroicità delle virtù praticate da Madre Geltrude, alla quale viene attribuito il titolo di Venerabile. Il primo ottobre 1989 viene proclamata beata da papa Giovanni Paolo II e il 26 febbraio 2009 è stata canonizzata da papa Benedetto XVI.

La vita e la storia di alcune suore che passarono per l'Asilo di Malcontenta

SUOR IRENE
(Emma Carmela Brevi)


Nasce a Gorlago (Bg) il 23 ottobre 1934, da una famiglia molto provata dal dolore.
Da adolescente, insieme a sua sorella, vede morire la mamma colpita da una grave malattia e visita ogni giorno il papà infermo, ricoverato in una clinica del bergamasco.
Le due ragazze vengono presto accolte nell'Orfanatrofio "Ai Celestini" dove operano le Suore Sacramentine che le prendono in custodia e le formano alla vita.
Emma, che vive tra tante ragazze che vanno a scuola o si impegnano in un mestiere che le preparerà al futuro, impara l'arte del rammendo che esegue volentieri e con precisione.
Ben presto si nota in lei una particolare attrattiva all'adorazione eucaristica e dimostra una particolare venerazione verso Maria Immacolata che troviamo nominata in tutti i suoi appunti o domande.
Leggiamo in una sua nota:
"Maria, Vergine pura, fa' che il mio cuore sia sempre nella grazia di Dio e dammi la forza per crescere nella virtù, per meritare di ammirarti in cielo, vicina al tuo Gesù, bella, pura e senza macchia".
Desiderosa di consacrarsi tutta al Signore eucaristico, fa domanda per entrare nell'Istituto delle Suore Sacramentine e, ritenendosi privilegiata per essere lei sola chiamata a consacrare la propria vita tra tante sue compagne, affida la sua richiesta alla Fondatrice, Madre Geltrude Comensoli.
Con il parere favorevole della superiora della comunità "Ai Celestini" che la presenta come "giovane di vita esemplare tra le compagne, le suore e i Superiori dell'Orfanatrofio", il 16 luglio 1955, Emma entra nell'Istituto e prende il nome di Suor Irene, da lei desiderato.
Dopo i primi anni di formazione e di impegno nella cucina della comunità di Cantù e di Milano S. Barnaba, il 22 agosto 1958 emette i Voti temporanei nel 1963 quelli perpetui.
Nel 1971 consegue il Diploma di Scuola Magistrale e inizia la sua missione nella scuola materna di:
- Milano Via Carcano,
- Malcontenta (Ve)
- Sedrina (Bg)
- Cicognara (Mn)
- Cesano Maderno (Mi).
Una sorella che l'ha conosciuta da vicino, di lei afferma: "Suor Irene era la bontà che cammina. Viveva la sua umiltà profonda, in una dinamicità davvero instancabile: attiva e puntuale tra i ragazzi in oratorio, disponibile ed entusiasta nel fare catechesi ai piccoli, sempre contenta e serena in comunità e tra la gente che la stimava e le voleva tanto bene. Non è riuscita ad andare nella missione in Brasile, come lei desiderava, ma ha saputo essere missionaria dell'amore di Dio anche qui, tra noi e nelle varie comunità in cui ha vissuto".
Negli ultimi anni, colpita da una malattia progressiva, trascorre i suoi giorni nell'abbandono più totale al Signore che l'ha scelta e chiamata nella Sua casa.
Ha nel cuore il ricordo dei giorni trascorsi tra i suoi alunni a cui ha parlato di Gesù Eucaristia, "Paradiso in terra", tra le persone che ha incontrato e per cui ha avuto una parola buona e fra tante sorelle che hanno goduto della sua presenza e della sua generosa disponibilità.
Muore il 10 novembre 2020 nell'abbraccio dello Sposo eucaristico.
Viene tumulata nel cimitero di Bergamo.
A Malcontenta in tanti la ricordiamo sempre con il sorriso e piena di energia.
Davvero una bella suora sacramentina.

Suor GIOVANNA LOCATELLI

Nasce a Brembilla (Bg), il 7 agosto 1948. Con la gemella Rosa, è l'ultima della famiglia, in cui sono nate sette femmine. A 13 anni perde il padre, che muore improvvisamente di infarto.

Giovanna rimane sempre in famiglia e aiuta la mamma rimasta sola. Partecipa frequentemente all'Eucaristia. Cresce buona, devota e religiosa, maturando quella fede che fa crescere in lei il desiderio di farsi religiosa. A 25 anni, accompagnata dal Parroco, è presentata all'Istituto delle Suore Sacramentine di Bergamo. Dopo il Noviziato, il 29 agosto 1976 emette i Voti Temporanei e il 5 settembre 1981 quelli Perpetui.

Nel 1976 inizia gli studi in Casa Madre e prosegue a Roma, nella Scuola Magistrale "Veritas"; nel 1981 consegue il diploma di Maestra della Scuola Materna. Insegna per diversi anni in alcune scuole: Melzo, Oriago, Malcontenta, San Pietro in Bosco e Cerro Maggiore, dedicandosi con tutte le sue capacità ai suoi piccoli alunni, sempre ricettivi, attenti e amorevoli verso la loro maestra. Responsabile nei suoi doveri, rivela sacrificio e operosità. Nel 2011 entra a far parte della comunità di Borgio Verezzi, in Villa Zaveria.

Tra i suoi ricordi leggiamo: "Gli uffici affidatimi mi sono piaciuti tutti: ho cercato di impegnarmi senza preferenze. Il mio pensiero più bello è di fare tutto con il fine di servire il Signore".

Buona e molto riservata, rivela profonda delicatezza di sentimenti e vivo senso della giustizia e della verità. Lei stessa afferma: "Il mio temperamento poco espansivo mi fa essere riservata sia nel rivelare me stessa, sia nell'entrare in particolarità nei riguardi degli altri."

Sa tuttavia incoraggiarsi così: "...mi sostiene la buona volontà di ricominciare con più attenzione, accompagnata dalla forza del Signore per scoprire di più le sue grandezze e insieme il mio nulla. Sento il senso della giustizia e della carità fraterna, mi piace essere delicata con tutti, anche se la mia timidezza mi blocca facilmente. Nel dare quel poco che posso, con le mie capacità, mi sento gioiosa e più serena. Vorrei più spesso sorprendere la sorella dell'ufficio, facendole trovare un lavoro già compiuto. Mi piace pregare nel silenzio della sera: sento veramente di essere unita a Dio. Quando non riesco a concentrarmi, recito gli atti di fede, di speranza, di carità, cercando di ascoltare le parole che dico. Insomma, non mi rimane altro che abbandonarmi con fiducia nelle mani del Signore Gesù, che adoro ogni giorno con grande speranza".

A suor Giovanna, che il 13 ottobre 2012 lascia la dimora terrena, chiediamo che interceda presso il Signore, per i suoi cari che l'hanno amata con intenso affetto e per tutte le sacramentine che hanno conosciuto la sua bontà e goduto delle sue delicate premure. Viene tumulata nel cimitero di Brembilla, suo paese natale. 

SUOR MANSUETA
Giuseppina Nespoli
nasce ad Orio al Serio, BG, il 26 gennaio 1915


Educata dalla famiglia, partecipa con fedeltà al cammino catechistico e alle attività parrocchiali, e sente nascere in lei il desiderio di essere interamente del Signore e di dedicare la sua vita nelle terre di missione all'estero.

Nel 1931 arrivano nel suo paese le suore Sacramentine che si occupano della Scuola Materna e delle opere di apostolato tra la gioventù.
Giuseppina ha 16 anni, frequenta la catechesi, la preghiera e le varie attività per le adolescenti e, attraverso le Sacramentine conosce il valore della consacrazione a Dio e dell'Adorazione Perpetua al SS.mo Sacramento, per cui, sensibile e determinata, sceglie di entrare nella Congregazione delle Sacramentine di Bergamo.
Entra nell'Istituto il 19 agosto 1935, veste l'abito religioso il 31 luglio 1936. Emette i Primi Voti il 1° agosto 1937 e celebra la Professione Perpetua il 3 agosto 1942.
Trascorre l'anno di postulato a Cantù nel Collegio "De Amicis" in aiuto alle suore guardarobiere che si occupano del riordino di indumenti, vestiario e biancheria dei numerosi alunni e professori presenti nell'Istituto scolastico.
Dopo l'anno di noviziato, è inviata a Predore dove inizia la sua esperienza di insegnamento nella Scuola Materna. S'impegna con dedizione e competenza, attirando la benevolenza dei bambini, che le esprimono tutta la loro simpatia e la stima dei loro genitori che apprezzano il suo servizio educativo.
Dopo un anno di assistenza nella colonia di Laigueglia, insegna nella Scuola Materna di Cucciago, di Selino Basso e di Malcontenta. Qui rimane come superiora fino al 1987, quando per età e per salute è accolta nella comunità della Geriatria di Colognola e in seguito nell'Infermeria.
Ricca della sua bontà e della sua naturale sensibilità, si affida interamente a Gesù Sacramentato e al suo Divin Cuore.
Il suo programma di vita la sostiene nelle opere di carità e di dedizione nei confronti dei bambini, dei genitori, dei parrocchiani e delle sorelle con cui si relaziona in modo sereno e accogliente.
Nella sua Adorazione, genuflessa ai piedi dell'altare, chiede a Gesù grazia e salvezza per il mondo intero.
Generosa nelle opere, sincera e di buon carattere, è sempre contenta di tutto e di tutti.
Anche se all'inizio della sua vita religiosa aveva chiesto di partire per la missione all'estero, concentra ugualmente il suo impegno là dove l'obbedienza le chiede di vivere la sua Consacrazione e, con la dolcezza del suo sorriso, si abbandona alla Volontà del Signore.
Il 19 gennaio 2017, a pochi giorni dal compimento dei suoi 102 anni, con il suo abituale sorriso viene accolta tra le braccia del Padre. E' tumulata nel cimitero di Bergamo. 

Suor LUIGINA
Santina Lazzari

nasce a Stezzano (BG), il 5 settembre 1924 da una famiglia serena, devota e fedele agli insegnamenti del Vangelo.

Frequenta l'asilo delle Sacramentine, presenti in Parrocchia da quindici anni, e da adolescente, continua la sua frequenza all'oratorio, alla catechesi e alle riunioni giovanili.
Delle suore, di cui ha grande fiducia, assimila la spiritualità eucaristica e l'entusiasmo apostolico, tanto che sceglie l'Istituto delle suore sacramentine di Bergamo per dedicarsi al Signore Gesù presente nell'Eucaristia e all'educazione della gioventù.
Nei primi anni di vita religiosa è inviata a Roma per dedicarsi allo studio e conseguire il Diploma di Abilitazione all'insegnamento della Scuola Materna.
Inizia la sua missione nella scuola di Tiburtino III^ e poi nel quartiere delle Capannelle.
Nel 1958 viene chiamata ad assumere l'incarico di Superiora, incarico che durerà quasi cinquant'anni in varie comunità: Colle Umberto, Cucciago, Sant'Agata Martesana, Casalmaiocco, Cerro Maggiore, Bienno, Melzo, MALCONTENTA e San Pietro in Bosco.
Nel 2005 per anzianità e salute malferma lascia l'ufficio di superiora ed è accolta nella comunità di Redona, poi nel 2010 nella casa di riposo di Colognola.
Nella scuola delle periferie di Roma si dedica con amore e premurosa sollecitudine, all'istruzione e all'educazione dei piccoli alunni. Numerose sono le famiglie povere che chiedono di poter iscrivere i propri figli all'asilo e alla scuola elementare dove operano le Sacramentine, perciò, specialmente negli anni del dopoguerra, le classi sono stracolme di bambini.
Suor Luigina è sempre in prima linea, attenta e affettuosa nell'educare e nell'istruire ed impegnata a instillare nelle semplici anime di tanti piccoli l'attenzione e l'amore per la Presenza del Signore.
Nell'ufficio di superiora, sente spesso di essere inadeguata, ma si abbandona con fiducia nella misericordia di Dio, e, sostenuta da grande speranza e dalla benevolenza delle sorelle, riesce a creare nelle comunità un'atmosfera di serena comunione, basata sulla fiducia, sul reciproco rispetto e sulla condivisione del carisma sacramentino.
Leggiamo nelle sue note:
"Nelle azioni ordinarie della giornata si può fare tanto bene offrendo la propria vita nella preghiera, nel lavoro e nell'attenzione a far bene le piccole cose. A volte nasce in me un senso di paura e di timore per non saper attuare l'invito del Signore ad essere dono e luce per le sorelle, ma poi confido nello Spirito Santo, nella Vergine Maria e nella nostra cara Fondatrice, perché mi aiutino a custodire il mio cuore in Gesù solo e a rendere più eucaristica la mia giornata".
Muore a Colognola il 12 Novembre 2016.
Per desiderio della famiglia viene tumulata nel cimitero di Stezzano, suo paese natale. 

SUOR CATERINA

Augusta Bet, nasce a Colle Umberto (TV), il 9 settembre 1920 in una famiglia che la educa fin dall'infanzia a leggere il vangelo e a viverne con fede i contenuti. Alla sua formazione cristiana collaborano anche le suore sacramentine presenti in paese da circa un decennio.

Augusta è presente e operosa alle varie iniziative parrocchiali, guidate dal parroco, l'arciprete don Angelo Pizzinat, che, arrivato in quella comunità parrocchiale proprio nell'anno della sua nascita, la battezza, la prepara alla cresima e la vede crescere fino a maturità, divenendo suo direttore spirituale. Quando a 24 anni Augusta decide di consacrare la sua vita religiosa al Signore, il parroco stesso la raccomanda all'Istituto delle Sacramentine di Bergamo, che ormai conosce e stima. Augusta entra nell'Istituto il 1° ottobre 1944. Veste l'abito religioso il 7 agosto 1945, pronuncia i Voti Temporanei l'8 agosto 1947 e quelli Perpetui il 6 agosto 1952.

Nel secondo anno di noviziato, Suor Caterina è inviata a Cantù - Collegio "De Amicis" in aiuto alle suore del guardaroba.

Dopo i primi voti, fa domanda di recarsi nelle missioni del Brasile, ma la sua missione è a Cantù, dove torna nuovamente, impegnata, insieme a qualche altra sorella, nel servizio a centinaia di ragazzi delle elementari e delle superiori del Collegio, ai loro professori e ai sacerdoti assistenti. Qui rimane per ben 32 anni.

Nel 1978 la Madre le offre la possibilità di studiare per poi insegnare nella scuola materna. Suor Caterina ci prova e riesce a conseguire il diploma necessario. Insegna per 10 anni nella scuola materna prima di Ca' Sabbioni e poi di Malcontenta, nella Riviera del Brenta (VE). Nel 1991 è a Brescia in aiuto alla comunità e 7 anni dopo entra nella comunità di Casa Madre, come aiuto in portineria. Nel 2009, a 89 anni, sia per l'età che per la salute malferma è accolta nel reparto Lungodegenza di questa Comunità.

"Ha coltivato la sua vocazione per tanti anni, dice il suo arciprete presentandola all'Istituto, rivela spirito buono, qualità morali e criterio molto buoni. Ho gran fiducia nella sua buona riuscita. La giovane è pronta, svelta e capace in tanti lavori". Così infatti si è attestata la vita di sr Caterina: buona di carattere, buona nella carità, condiscendente con le sorelle, diligente e seria nei suoi uffici, capace di spirito di sacrificio e generosità. Afferma nelle sue note: "Sono fiduciosa nella Misericordia di Dio e nel dono della sua Grazia. A quale grazia più grande Gesù mi poteva chiamare? Se conoscessi davvero questo dono di Dio! Questa certezza mi dona entusiasmo e mi rende sempre più serena e felice".

Muore a Colognola il 20 dicembre 2015. Viene tumulata nel cimitero di Bergamo.

Elenco cronologico delle MADRI SUPERIORE che si sono avvicendate alla guida della COMUNITA' delle SUORE SACRAMENTINE di BERGAMO a Malcontenta (Venezia).

Queste suore, la cui casa madre è a Bergamo, e che sono ancora presenti a Oriago (Ve) hanno allevato e seguito tantissimi bambini e ragazzi nella loro scuola materna che gestivano qui a Malcontenta.

Comunità di Malcontenta:

- aperta il 10 dicembre 1939
- chiusa il 22 dicembre 2003

1. Suor Giacinta Avanzini dal 1939 al 1945
2. Suor Luisa Belussi dal 1946 al 1952
3. Suor Gian Maria Cornolti dal 1952 al 1954
4. Suor Davidica Sangiovanni dal 1954 al 1960
5. Suor Romualda Fossati dal 1960 al 1962
6. Suor Leonilde Otelli dal 1962 al 1981
7. Suor Mansueta Nespoli dal 1981 al 1987
8. Suor Adelaide Vavassori dal 1987 al 1989
9. Suor Elisa Guigno dal 1989 al 1992
10. Suor Luigina Lazzari dal 1992 al 1995
11. Suor Luigina Gomirato dal 1995 al 2004

Signore, insegnaci a pregare


Cosa permette alla nostra vita di preghiera di realizzare un vero incontro con Dio e, di conseguenza, di portare frutto abbondante e duraturo?

Nel prologo della sua opera 'Salita del Monte Carmelo', San Giovanni della Croce afferma una cosa stupefacente:
"Ci sono parecchie anime che pensano di non aver affatto l'orazione e nondimeno ne hanno molta, e altre, invece, che pensano di averne molta e ne hanno solo pochissima".
In altre parole, ci sono persone che pensano di pregare male e che pregano molto bene, mentre altre si immaginano di pregare bene e pregano male!
Come stabilire la differenza? In base a quali criteri?

Non è facile operare un discernimento sulla qualità di una vita di preghiera. Soprattutto se si tratta della propria!
Per valutare la nostra vita di preghiera possiamo partire da due punti di vista: quello del frutto e quella del modo di procedere per pregare.

1. La preghiera come luogo di pacificazione interiore.
"Dal frutto [...] si conosce l'albero", dice il Signore nel Vangelo (Mt 12,33). Se la nostra preghiera è autentica, porterà frutto: ci renderà più umili, più miti, più pazienti, più fiduciosi, eccetera. Farà fiorire a poco a poco nella nostra vita tutti i "frutti dello Spirito" di cui Paolo fa una lista nella Lettera ai Galati: "amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà... (Gal 5,22).
Soprattutto, ci farà amare di più Dio e il prossimo. La carità è il frutto e il criterio ultimo di ogni vita di preghiera. "Se [...] non avessi la carità, non sarei nulla" afferma San Paolo con forza (1Cor 13,3).
Senza voler togliere a questo criterio la sua priorità assoluta, credo che in pratica non sia sbagliato adottare come criterio quello della pace.

Si può affermare che una vita di preghiera è nel suo insieme "a posto" in una persona, se essa la sperimenta come un luogo di pacificazione. Essa può dire: la mia preghiera non è fantastica, sono lontano dall'essere un grande mistico, ho spesso distrazioni e momenti di aridità; perlopiù non sento granché e non dico assolutamente di essere arrivato al vertice della vita spirituale. Malgrado ciò, riconosco che per me il fatto di prendere regolarmente questi appuntamenti con il Signore produce un effetto di pacificazione interiore. Questa pace non è sentita sempre con la stessa intensità, tuttavia è un risultato frequente dei miei tempi di orazione. Questi mi permettono di essere più tranquillo, più fiducioso, di prendere in qualche misura le distanze dai problemi e dalle preoccupazioni, di drammatizzare meno le difficoltà che pesano sulla mia vita... E sento proprio che questa pace e questo distanziarsi dalle inquietudini non sono il frutto delle mie riflessioni o dei miei sforzi psicologici, ma sono ricevuti come un dono, una grazia. Talvolta in maniera inattesa: avrei tutte le regioni al mondo per essere inquieto ed ecco che il mio cuore riceve una tranquillità che, me ne rendo ben conto, non è opera mia. Un Altro né è la sorgente...

Se ci si riflette bene, non può essere diversamente: Dio è un oceano, un abisso di pace. Se la mia preghiera è sincera e mi mette veramente in comunione con lui, una parte di questa pace divina non può non essermi trasmessa. "La preghiera, ci dona, ogni giorno, una pace tutta nuova", dice padre Matta El Meskin, il grande artefice del rinnovamento monastico attuale presso i copti d'Egitto.
In Dio c'è un'intensità di vita di cui siamo incapaci di misurare la potenza; "il Signore, tuo Dio, è fuoco divorante" (Dt 4,24) e, nello stesso tempo, in Dio ci sono una dolcezza e una pace, di una profondità infinita, le quali si comunicano almeno in parte al nostro cuore quando restiamo in un'umile apertura alla sua presenza. "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro" (Mt 11,28). "E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù" (Fil 4,7).
Questo dono della pace interiore è prezioso, perché è in questo clima di pace che l'amore può crescere.
Questa pace ci rende disponibili all'opera della grazia e facilita il nostro discernimento nella percezione delle situazioni e delle decisioni da prendere. Evidentemente non la proviamo sempre nello stesso modo; è normale che abbiamo alti e bassi in questo ambito, che attraversiamo momenti di prova in cui l'inquietudine ci afferra senza che possiamo liberarcene facilmente.
Ma la mia affermazione resta vera: se, nell'insieme, a lungo termine, sperimentiamo la nostra vita di preghiera come una fonte abituale di pacificazione interiore, questo è un ottimo segno.
Se, invece, non facciamo questa esperienza, vuol dire che conviene porsi delle domande: probabilmente non preghiamo a sufficienza, oppure preghiamo con disposizioni interiori che non sono del tutto giuste. Allora mi sembra necessario aprirsi a un accompagnamento spirituale.
Per terminare questo punto aggiungiamo che uno dei frutti preziosi della preghiera è la purezza di cuore. La preghiera racchiude un grande potere di purificazione interiore. Nella preghiera, il cuore si acquieta, si semplifica, si riorienta verso Dio. Cos'è un cuore puro, se non un cuore interamente rivolto verso Dio, nella fiducia, nel desiderio di amarlo davvero e di fare tutta la sua volontà.
Jacques Philippe