San Francesco ed il miracolo di Malcontenta nel 1220

Siamo nel 1219, San Francesco è in Egitto per incontrare il Sultano Malik al-Kamil a Damietta.

Era in corso la V CROCIATA.

E' «l'ardore della carità» a muoverlo, dice il suo biografo Tommaso da Celano: «tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l'effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità»

DAMIETTA era la città sul delta del Nilo considerata dai crociati la chiave per raggiungere il Cairo e andare al cuore dell'esercito musulmano, nell'impossibilità di conquistare Gerusalemme.

I due si incontrarono subito dopo una grandiosa sconfitta che i Crociati subirono. In quell'occasione più di 6000 CRISTIANI MORIRONO IN BATTAGLIA.

Non possiamo sapere con certezza cosa si dissero S. Francesco e Malik al-Kāmil. Con sicurezza, sappiamo solo che il Sultano d'Egitto accolse il poverello d'Assisi e LO RILASCIO' INCOLUME, fatto di per sé strabiliante visto il periodo di forte tensione tra musulmani e cristiani.

Ma, come raccontano molti storici, MALIK AL-KAMIL, nipote di Saladino e Sultano di Egitto e Palestina, era un uomo di cultura, conosciuto per la sua giustizia e per il suo interesse verso le discussioni scientifiche e religiose.

Subito dopo Francesco lascerà l'Egitto e farà ritorno in ITALIA grazie ad una nave veneziana, che lo porta fino a TORCELLO.

Era stanco e desideroso di trovare un luogo tranquillo, lontano dalle folle che lo cercavano.

Ebbe la fortuna di essere ospite del NOBILE VENEZIANO Jacopo Michiel, in un'isola di sua proprietà (l'attuale Isola di San Francesco del Deserto).

Lasciata l'isola fa ritorno verso ASSISI.

Ed ecco, quindi, che passa di qui, per le nostre terre, per Malcontenta. Era la tarda Primavera del 1220.

Il sole, quel giorno, era già alto nel cielo, illuminava la laguna e le sue acque immobili riflettevano il chiarore dorato del mattino. Il santo camminava scalzo, con il saio logoro e il volto segnato dalla stanchezza, ma con lo sguardo colmo di pace.

Gli abitanti del luogo, contadini e pescatori, lo riconobbero subito. La voce del suo arrivo si sparse rapida, e in breve una piccola folla si radunò attorno a lui. Lo accolsero con rispetto, offrendogli pane e acqua. Ma l'acqua che avevano era salmastra e torbida: la laguna non concedeva facilmente acqua dolce, e le poche fonti presenti erano spesso inquinate o insufficienti.

Una donna anziana si fece avanti, inginocchiandosi davanti a Francesco con le mani giunte. Era pallida e magra, i segni della malattia erano evidenti sul suo volto scavato. Con voce tremante, gli raccontò che da mesi nessuno nel villaggio riusciva più a trovare acqua limpida da bere. I pozzi erano quasi asciutti e quelli rimasti davano solo un liquido amaro e insalubre. Molti si erano ammalati, i bambini più piccoli soffrivano di febbri continue e alcuni erano già morti.

Francesco ascoltò con attenzione, poi sollevò gli occhi al cielo. Con la sua voce mite, ma ferma, disse: "La Provvidenza di Dio non abbandona mai i suoi figli".

Si inginocchiò sulla terra secca, posò il palmo della mano sul suolo e iniziò a pregare. Il popolo trattenne il fiato. Un silenzio irreale avvolse la campagna. Poi, all'improvviso, un fremito percorse la terra sotto di loro. Un suono profondo, come un respiro sotterraneo, si levò dalla polvere.

Dove San Francesco aveva posato la mano, l'acqua cominciò a sgorgare, limpida come cristallo. Scivolava lenta all'inizio, poi sempre più abbondante, formando una piccola polla che si trasformò presto in una sorgente. Gli abitanti si affrettarono a riempire le loro mani e le loro brocche, bevendo con stupore e gioia. L'acqua era dolce, pura, fresca come non ne avevano mai avuta prima.

La donna malata, guidata da due giovani del villaggio, si inginocchiò accanto alla sorgente e bevve. Subito, il suo volto si distese, il colorito tornò sulle sue guance, e la debolezza che la tormentava da mesi sembrò dissolversi. Si alzò da sola, con gli occhi colmi di lacrime, e guardò Francesco con gratitudine infinita.

"Lode a Dio Altissimo, che dona la vita ai suoi figli"! esclamò il santo, e tutti si unirono a lui in preghiera.

Da quel giorno, la sorgente di Malcontenta non si esaurì mai. Anche nei periodi di siccità, continuò a offrire la sua acqua chiara e fresca agli abitanti. E ancora oggi, tra le memorie della laguna, si racconta del giorno in cui San Francesco, con una semplice preghiera, trasformò la terra arida in una fonte di vita. 

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